Alla fine del '400 entra a pieno titolo nella storia dell'uomo una sconvolgente malattia, la sifilide. Essa segna lo spartiacque che chiude, col Tardo Medioevo e il Rinascimento, il mondo antico, per affacciarsi alla età moderna, ma si colora subito di elementi collegati alla condanna morale, rivolta preminentemente alla componente femminile.
Il messaggio che si prefigge questa iniziativa è duplice. Il primo è quello di evidenziare, all'interno del Museo delle Civiltà, un raccordo di contesti e atteggiamenti culturali tra il vecchio mondo e il nuovo mondo. Il secondo quello di far notare che la sifilide, malattia a contagio sessuale (tutt'ora presente, ma curabile), è stata sostituita oggi dalla sindrome di immunodeficienza acquisita, malattia quest'ultima che si è sviluppata, nelle paure e nell’immaginario collettivo, con processi analoghi.
Nella mostra, "La malattia della vergogna. Una notte da Venere, il resto della vita con Mercurio" vengono esposti oltre un centinaio di oggetti, tra opere in ceramica, strumentario, riproduzioni artistiche e reperti umani.
Sarà possibile ripercorrere in sintesi la storia di questa malattia, comprendere un’interessante irrisione alla classe medica, colpevole di non aver saputo fronteggiare adeguatamente l’epidemia, ammirare l'esposizione di alcuni dipinti riconducibili alla commedia dell'arte.
Questa presentazione vorrebbe proporre un tema di riflessione nell'ambito della conoscenza ideologica e culturale della storia della salute dell'uomo, della sua antropologia medica e, soprattutto, della ingiusta discriminazione subita dalla donna, prima bollata come causa immorale del flagello e poi rinchiusa, per questo, nelle carceri o tra le mura delle case chiuse. Quante mogli e madri contagiate dai mariti che frequentavano le case di piacere, si trovavano per vergogna o per la paura dell'internamento, a non poter chiedere apertamente un soccorso medico?
Dopo l'Unità d'Italia si assiste all’applicazione in tutto il Paese di severe leggi e regolamentazioni, nonché all’istituzione su scala nazionale dei sifilicomi, ospedali di scopo che configuravano una vera segregazione.
Occorrerà attendere la diffusione degli antibiotici e infine la legge Merlin, emanata il 2 febbraio del 1958, per ricondurre la legislazione verso un maggior rispetto della dignità femminile, anche se molte criticità sono ancora attuali. Strascico di questa eredità drammatica risulta, oggi, da una parte la sottovalutazione del pericolo delle malattie veneree e dall’altra la carica di vergogna e paura collegata all’Aids.
La mostra, “La malattia della vergogna" Una notte da Venere, il resto della vita con Mercurio, vuole essere il contributo del Museo delle Civiltà - MuCiv per enucleare i meccanismi antropologici della paura e della riprovazione sociale verso questo tipo di malattie e, contemporaneamente, per sottolineare i continui progressi della scienza medica, da cui bisogna attendere con fiducia le risposte adeguate.